Gli esseri umani, oltre a catalogare le tonalità cromatiche, hanno avuto la necessità di suddividerle anche in “colori caldi” e in “colori freddi”, in tinte forti o tenui, riposanti o cariche. I colori sono inoltre associati a particolari momenti dell’esistenza di una persona, ma queste associazioni dipendono dalla cultura di appartenenza. Per esempio in alcune culture, come quelle orientali, il bianco è associato al lutto, mentre in Occidente è abbinato al nero. In altre culture inoltre alcuni colori sono del tutto assenti, come per esempio la distinzione tra il blu e il verde per alcune popolazioni giapponesi.
I sistemi di catalogazione del colore inoltre non sono statici ma possono modificarsi nel tempo e la tendenza sarà piuttosto quella di aumentare il numero delle tonalità cromatiche. È inutile ribadire che questo succede perché ogni gruppo umano è sempre sottoposto a pressioni innovative, il più delle volte dovuto ad un altro gruppo esterno.
Nel complesso degli studi in questo settore, si videro notevoli sviluppi con la pubblicazione del lavoro “Basic color terms” di Brent Berlin e Paul Kay, uscito nel 1969. Quest’opera formula per la prima volta una forte ipotesi sulla visione del colore, ipotesi che tiene conto sia del dato biologico che del dato conoscitivo culturale. L’ipotesi è questa: ogni gruppo condivide una certa visione del colore, che consiste ne segmentare il continuo percepibile in un tot di aree fondamentali, richiamate linguisticamente da altrettanti segni. Sono considerati segni linguistici fondamentali (“basic color terms”) quei segni evidentemente non composti da altri segni più piccoli, che la lingua riserva soltanto a quest’uso e che non hanno nessun’altra applicazione; per esempio, in italiano, il rosso è un termine di colore fondamentale perché non è composto, non significa nient’altro ed è applicabile a qualsiasi contesto. Inoltre la maggior parte dei nomi di colore che noi usiamo è composta (rosso ruggine, verde bottiglia ecc.) ed è quindi subordinata a nomi fondamentali, di cui costituisce l’ovvia estensione. È evidente che la definizione del campo visivo dovrà tenere conto solo dei termini fondamentali, che appaiono essere in numero limitato, mentre quelli secondari sono in numero illimitato. Il numero dei colori fondamentali è piccolo: da 2 a 11. All’interno di ogni area di colore riconosciuta c’è un fuoco percettivo il cui riconoscimento non varia da soggetto a soggetto. In altre parole, possono variare i confini della segmentazione tra individuo e individuo: per esempio il punto preciso in cui A o B smetteranno di vedere “verde” e cominceranno a vedere “blu”, ma non varierà il punto in cui sia A che B diranno di vedere il loro “verde” o il loro “blu”.
Nella tesi di Berlin e Kay spicca l’accento evoluzionista secondo cui la visione del colore si amplia e si sviluppa evolutivamente cominciando da un’opposizione minima (chiaro e scuro, bianco e nero) e aggregando via via nuove segmentazioni. Le nuove acquisizioni non seguono però un ordine casuale bensì una progressione prevedibile. Da un sistema a due (rarissimo) si passa ad un sistema a tre ed il terzo colore non potrà che essere il rosso.
Al di là delle critiche rivolte negli anni a questo studio, prima fra tutti la validità sul modo con cui è stato costruito il campione interculturale (considerato oggi come materiale poco attendibile), sembra però che la verifica dell’ipotesi sul terreno di ricerca confermi etnograficamente i risultati dell’indagine. Ed è proprio dal lavoro di Berlin e Kay che Lidia Beduschi è partita per creare il Kit per i non vedenti con 11 cartelle, ciascuna con un colore che al tatto rilascia un odore codificato e con un determinato segno impresso realizzato convenzionalmente con una puntinatura di tipo Braille, percettibile al tatto.
Il Kit, secondo indicazioni spontanee di specialisti della riabilitazione, può essere assai efficace anche in molte altre aree dell’handicap sia sensoriale sia neurologico, sia psichico (recupero tossicodipendenti, anziani, anche in via preventiva, pazienti psichiatrici) e in numerose situazioni di deprivazione sensoriale.
Per approfondire suggerisco: https://www.youtube.com/watch?v=bZRr6lLabUk
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